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I mosaici pavimentali della Cattedrale di Termoli

Nel corso di un restauro devastante nel primo trentennio del Novecento (1931/36), durante alcune indagini preliminari sulle fondazioni dei pilastri della navata sinistra, apparvero, al di sotto del piano del pavimento, resti di una primitiva chiesa, nella forma delle tre absidi, dei pilastri divisori e vaste zone di pavimento a mosaico rinvenuti in più punti della superficie della chiesa. 

Lo scavo venne esteso a tutta la pavimentazione per una profondità di circa un metro, così si scoprì che non vi era punto della superficie limitata dai muri perimetrali che non presentasse avanzi del mosaico pavimentale. 

Data la dislocazione dei reperti si pensò di recuperare solo quelli che avevano un’estensione maggiore, costruendo attorno ad essi dei cubicoli in muratura coperti da botole in legno e ricoprendo tutto il resto con una nuova pavimentazione. È il caso anche di questo mosaico, vicino alla parete perimetrale della navata sinistra, che rappresenta un brano a motivo geometrico, ed è stato rimesso in vista grazie al Lions Club Termoli Host che ha donato la sovrastante teca di cristallo illuminata ed ha provveduto ad apporvi il QR Code da cui leggete queste informazioni, mentre gli altri cristalli sono stati apposti precedentemente, negli interventi degli anni 1993/94. 

Partiamo, nel percorso, proprio da qui: 

Il MOSAICO RISCOPERTO DETTO “MISSONI

Adiacente alla parete perimetrale della navata sinistra, come in quella destra (e probabilmente doveva essere ripetuto per tutta la lunghezza delle navate laterali), troviamo un motivo impostato sul quadrato con chiara allusione al "motivo dell'onda". Il motivo a zig-zag è formato da fasce parallele bianche e nere costituite da tesserine che si alternano a fasce di cotto, costituite da tozzetti allineati sulla diagonale posti a contatto di un solo vertice. 

L’acqua come mezzo di purificazione: in questa linea si colloca il simbolismo della purificazione dal peccato mediante il segno dell’acqua e della remissione delle colpe mediante un’aspersione, simbolo del perdono finale di Dio e soprattutto in una prospettiva battesimale. La categoria dell’acqua è collegata, quindi, alla sua valenza rituale e purificativa.

Si tratta di pavimenti eseguiti in opus tessellatum con tessere di calcare, terracotta e ciottoli di fiume. Nella navata destra, parallelo e simmetrico a quello sopra descritto, vi è un motivo simile, situato nei pressi della porta secondaria, (oggi non visibile) pannelli con “ motivo ad onda” posti sfalsati e ortogonali. Completavano probabilmente il campo delle navate laterali gli animali entro rotae, in alternanza ad altri pannelli in geometrico che dovevano decorare forse la fascia degli intercolumni e fare da cornice ai registri orizzontali figurati della navata centrale. Tali pannelli sono costituiti da una fascia di tessere nere che riquadrano tozzetti di cotto e ciottoli di fiume disposti per punta su fondo bianco in tassellato, che riquadra tre grossi triangoli il cui campo, su fondo bianco, è formato da tozzetti di cotto e ciottoli di dimensioni maggiori dei precedenti e come questi posti per punta. 

Le immagini dell’intera compagine musiva sono immerse nel mare, raffigurato dalle onde, che dovevano decorare le navate laterali. Qui la simbologia cristiana è fondamentale: ogni cristiano è un pesce salvo solo nell’acqua (corpo mistico di Cristo), ma ovviamente sono presenti anche le figure ambigue e tentatrici che vedremo più avanti come la sirena, il basilisco ed altre, da cui bisogna sempre guardarsi. Questo era il messaggio da comprendere. 

Abside della cripta 

Nell'abside della cripta, un gruppo di animali in una scena di lotta, animata da un "vitalissimo intreccio", è caratterizzato da un tralcio vegetale che, germogliando dalla coda di uno di essi, si dirama tra i corpi per finire in parte nella bocca dello stesso animale da cui è generato, e in parte nella bocca di uno strano serpente, che ha zampe, ali da uccello (forse un gallo) e la coda da rettile, che finisce anch'essa nella bocca del quadrupede. Un altro ramo del tralcio parte dalla testa del quadrupede (precisamente dall'orecchio) e si intreccia con quello precedente, per poi diramarsi in volute che terminano con foglie a più lobi. Uno strano anello chiude l'intreccio dei due rami. Nella parte inferiore un altro serpente addenta la diramazione terminante con le foglie del primo tralcio.

Le tematiche che hanno come soggetto animali reali e fantastici, rappresentati mentre lottano, hanno connotazione negativa: simboleggiano il male, le passioni, la morte, e la vittoria su di loro vuol dire appunto liberazione vittoriosa dell’anima. Queste raffigurazioni zoomorfe, molto comuni nei pavimenti musivi medioevali e pugliesi, sono ispirate al repertorio dei Bestiari. Nei Bestiari esiste un animale con il corpo da gallo e la testa di sauro o di serpente, che si chiama Basilisco. Nei bestiari e nelle leggende greche ed europee, il basilisco (dal Greco βασιλεύς basileus, "re") è una creatura mitologica citata anche come "re dei serpenti", che si narra abbia il potere di uccidere con un sol sguardo diretto negli occhi. 

Il quadrupede che combatte con il mostruoso animale potrebbe essere proprio una donnola. " La donnola concepisce dall'orecchio e partorisce dalla bocca".

Il suo corpo lungo e affusolato, le zampe corte, il muso appuntito e la caratteristica pelliccia scura sul dorso e bianca sulla gola e sul ventre lo confermerebbero. Seguendo questa ipotesi, troverebbe spiegazione anche il tralcio vegetale che si insinua prepotentemente tra i due animali, non solo come elemento decorativo e per tenere assieme gli elementi della scena: un ramo di ruta.

Questo potrebbe spiegare non solo perché a Termoli un ramo del tralcio di ruta parte proprio dall'orecchio, ma anche il motivo dell'anello che chiude l'intreccio dei due rami, anch'esso posto molto vicino all'orecchio, con chiara allusione, probabilmente, all'organo genitale femminile. La ruta, che in questo caso rappresenta lo strumento della salvezza contro il male, come la preghiera, esce dalla bocca e entra nelle orecchie. Sia Fisiologo greco che Bestiario Latino fanno riferimento alla natura della donnola, che concepisce attraverso la bocca e partorisce per le orecchie: così il cattivo cristiano si ciba del pane spirituale in Chiesa, poi, appena fuori, lo getta dalle orecchie. Tutti gli antichi simbolisti cristiani hanno ricordato tale duello, nel quale il piccolo animale trionfa sul più terribile dei mostri e lo fa morire con la propria morte.  La donnola è stata anche considerata nel simbolismo medioevale come portatrice di purificazione. Ciò si deve all'antica credenza che vuole che il solo odore di questo animale basti per liberare i luoghi che frequenta dalla presenza di rettili. Plinio, nella sua Storia Naturale, sostiene che la donnola è un ottimo rimedio contro i veleni dei serpenti, la ruta di cui si nutre prima di combattere è una delle erbe di cui l'antica medicina si serviva per purificare l'uomo dalla lebbra al suo inizio, dalla scabbia e da tutte quelle affezioni cutanee da sempre considerate, nel simbolismo cristiano, come emblemi dei peccati. Da questi elementi è l'idea della purificazione che ci ha tramandato l'iconografia cristiana. Ora tutto questo acquista ancora maggiore significato per la nostra Cattedrale che porta forse da sempre il titolo di S. Maria della Purificazione e darebbe ulteriore senso al simbolismo e all'interpretazione di questo mosaico, posto in una parte così di rilievo della chiesa, come è quella dell'antico presbiterio.

NAVATA CENTRALE REGISTRO SUPERIORE 

 

Nella navata centrale sono rappresentati due animali che si affiancano simmetricamente ad un albero molto stilizzato, che presenta alla base due foglie, e quasi alla fine del fusto prima del diramarsi della chioma, due strani frutti appesi ai rami.

L'animale di destra è più integro, manca della parte superiore posteriore del corpo, di quello a sinistra invece, restano poche tracce, resti di una zampa e una piccola parte della testa, il muso, pochi indizi che lasciano comunque intendere che trattasi di un animale simile a quello di destra. 

Gli studiosi sono quasi unanimemente concordi nel vedervi raffigurato l'albero della vita, più incerta è invece l'interpretazione dei due animali che si affiancano ad esso, generici quadrupedi per molti, cervi o cerbiatti per altri. Quello dell'albero della vita è un tema molto diffuso, non solo in area adriatica ma anche in molti pavimenti del vicino Oriente. La tipologia presente a Termoli che lo vede raffigurato come elemento vegetale affiancato da coppie di animali è più rara. L'immagine dell'albero, in questo caso, è resa mediante la raffigurazione di alberi fruttiferi, citati nell'antico e nel nuovo testamento, che sono melograni, meli e peri o più raramente palme e cipressi. Il profeta Eziechiele (Ez 47, 12) parla di "alberi da frutta piantati al bordo dell'acqua che esce dal santuario”.

I due strani frutti che pendono dall'albero termolese non sembrano essere melograni o mele e neppure pere, le file di tessere bianche che delimitano la superficie interna sembrano piuttosto suggerire l'idea di un frutto a grappolo. Ora, tra quelli citati nei testi sacri, l'unico ad avere i grappoli è la palma da dattero.

Anche se non abbiamo molti elementi a conferma di questa ipotesi, siamo convinti che anche a Termoli i due animali rappresentati dovevano essere una coppia di cervi. 

I Bestiari ripetono il simbolismo attribuito al cervo come immagine del Cristo combattente, insistendo soprattutto sull'ingegnoso sistema impiegato dall’animale, per costringere il suo nemico ad uscire dalla  tana. Nei bestiari medievali, riprendendo Plinio, si dice che l’animale, acerrimo nemico dei serpenti, per stanarli si riempie la bocca d’acqua, la versa nella tana e con un soffio li trascina fuori e li uccide calpestandoli con le zampe: allo stesso modo si comporta Gesù con il diavolo. L’iconografia religiosa riprende tali concetti e, nelle immagini del cervo che calpesta il serpente, allude al trionfo del bene sul male. 

NAVATA CENTRALE REGISTRO INFERIORE  

Questa parte di mosaico è sicuramente la meno controversa e tutti gli studiosi, con parere unanime, concordano nel vedervi rappresentata, una sirena circondata da pesci affiancata da un leone. Il periodo di maggiore diffusione  dell'immagine della sirena ha coinciso con il periodo romanico, in particolare in Francia.  

L'iconografia della sirena la vede di solito rappresentata da sola come simbolo della seduzione che mantiene con le mani le due estremità della coda, mentre serra i pesci sulle branchie soffocandoli, e colpisce la sua preda con una mazza, oppure la sventra con un coltello, raramente come a Termoli affiancata da un leone. La figura del leone come emblema diretto della persona di Cristo ha origini molto antiche.

Osservando la rappresentazione di Termoli, quello che colpisce molto sono le fattezze anatomiche del leone, che appare palesemente sproporzionato nella parte anteriore del corpo: la testa, il collo, la criniera e il petto appaiono di dimensioni maggiori e possenti, rispetto alla parte posteriore più snella. 

Il leone così rappresentato è l'emblema delle due nature divina e umana di Gesù Cristo. Gli antichi erano d'accordo nel dire che tutte le qualità attive del leone sono localizzate nella parte anteriore, nella sua testa, nel suo collo, nel suo petto e nelle zampe anteriori, mentre la parte posteriore non ha che il ruolo di sostegno, di punto d'appoggio terrestre. A tutti però è sfuggito un particolare importante che ci fornisce indizi preziosi per la lettura iconografica di tutta la scena. La sirena di Termoli, probabilmente, era affiancata da un secondo leone sul lato sinistro, questo non solo sarebbe stato in sintonia con la scena superiore dell'albero, riproponendo lo stesso impianto compositivo basato sulla simmetria dei due animali affrontati, ma trova conferma nei documenti raccolti. La parte sinistra infatti, ha pure un avanzo di animale la cui zampa a tre unghioni posa sul piano di sostegno. Analizzando le zampe posteriori del leone di destra possiamo verificare che esse sono rappresentate proprio alla stessa maniera, con tre grossi unghioni. La sirena di Termoli non appare vittoriosa sulla sua preda, i pesciolini che la circondano,  come i due leoni sembrano piuttosto nell'atto di essere attirati e sedotti,  ma non catturati.  L'immagine in sostanza può essere inserita come quella dell'abside in una scena di lotta, meno animata ma riferibile allo stesso significato simbolico: la lotta della tentazione del male, e la vittoria su di esso con la liberazione vittoriosa dell’anima.

LE NAVATE LATERALI E GLI ANIMALI FANTASTICI ENTRO ROTAE

Nella navata destra erano presenti animali fantastici entro rotae. Molti pavimenti pugliesi presentano figure di animali tratti dai bestiari, racchiusi in cerchi (o rotae); tale motivo costituisce anche uno dei temi decorativi più comuni nelle stoffe seriche che dall'Oriente si diffusero nell'Occidente medievale.

Di questi resta un leone entro un girale,  rimesso in luce durante i lavori di restauro avvenuti negli anni 1993/95, e la sola descrizione di un'altra parte contigua alla precedente di cui troviamo testimonianza negli scritti di alcuni studiosi. 

 

LA PARTE ANICONICA

Schemi geo­metrici circondavano i pannelli figurati e decoravano le aree delimitate dalle colonne, correvano lungo il perimetro delle navate laterali. Agli animali era affidato il ruolo di protagonisti delle stesure decorative e alle geome­trie è riservata invece la funzione secondaria di cornice. Proprio per questa ragione, spesso erano affidate a maestranze meno abili che, non inseguendo schemi innovativi, riproponevano soluzioni consolidate, spesso reiterate dal patrimonio decorativo classico e tardo antico. I mosaici non figurati sono essenzialmente costituiti da una matrice geometrica impiantata sulla composizione e scomposizione del quadrato; nella cripta sono costituiti da una griglia ortogonale formata da una doppia fila di tessere nere su campo bianco, che inquadrano un quadrato perimetrato da una doppia fila di tessere nere che racchiudono un campo di tessere rosse ”motivo a cassettoni”. In due casi i quadrati sono caratterizzati da inserti di diversa composizione: nel primo, da una scomposizione sulle diagonali e sulle mediane che formano quattro quadrati scomposti ancora dalle diagonali, campiti da triangoli che si alternano con fondo rosso e bianco “motivo a clessidra”, nel secondo, un altro quadrato racchiude un “motivo a stuoia”, con chiara allusione all’intreccio, formato da tesserine di marmo rettangolari di colore grigio su fondo bianco.  Nella parte bassa sul lato sinistro dell'abside troviamo la stessa griglia ortogonale infittita sulle diagonali, formata da tessere bianche che inquadrano triangoli campiti alternativamente di tessere nere e rosse, motivo a svastica. 

 

Ipotesi ricostruttiva del programma iconografico e dell’assetto distributivo

Alla luce di quanto esaminato, in base ai lacerti rinvenuti, ed alla loro posizione rispetto ai luoghi liturgici del tempio, possiamo tentare di ricostruire sia il programma iconografico che l’assetto distributivo dell’intera compagine musiva.

Il programma iconografico, interamente impostato sul simbolismo della purificazione (titolo che forse da sempre porta la nostra Santa Maria), vede come soggetto nei riquadri figurati animali reali come il leone, il cervo, la donnola (immagini del Cristo combattente) e l’asino, e fantastici, come il basilisco emblema di Satana, e la sirena emblema della tentazione, rappresentati mentre lottano (la lotta della tentazione del male, e la vittoria su di esso con la liberazione vittoriosa dell’anima) immersi nel mare, raffigurato dalle onde, che, come abbiamo visto, dovevano decorare gran parte della superficie delle navate laterali. Ogni cristiano è un pesce salvo solo nell’acqua (corpo mistico di Cristo): l’acqua come mezzo di purificazione. Sono presenti anche elementi vegetali, come l'albero della vita, raffigurato come palma da dattero e la ruta, che in questo caso rappresenta, come la preghiera, lo strumento della salvezza contro il male.

Le navate dovevano presentare sulle loro superfici temi figurati su fondali neutri inglobati entro pannelli quadrangolari o entro girali vegetali; tali motivi, organizzati in registri sovrapposti, erano poi inquadrati da cornici geometriche che decoravano con molta probabilità anche gli intercolumni:

  • riquadri orizzontali, campiti da motivi zoomorfi ed esseri fantastici, dovevano occupare le tre navate dell'edificio; 
  • girali vegetali abitati erano in asse con le navate minori; lo stesso tipo di alternanza si aveva nelle absidi laterali dove schemi aniconici delimitavano sui tre lati composizioni con esseri fantastici in lotta;
  • schemi geometrici che circondavano i pannelli figurati e decoravano le aree delimitate dalle colonne, correvano lungo il perimetro delle navate laterali.

 

CONCLUSIONI PER UNA IPOTESI DI DATAZIONE

La grande varietà tematica espressa dai mosaici pavimentali della Cattedrale di Termoli, pur rispecchiando il ricco filone iconografico a carattere enciclopedico dei pavimenti musivi pugliesi e della costa adriatica, offre una documentazione singolare, unica e di notevole interesse sui grandi temi allora in voga, tratti principalmente dal repertorio dei Bestiari, animali fantastici in lotta, in riferimento al concetto di microcosmo insito nella chiesa. Il tradizionalismo dei temi geometrico-decorativi, invece, inducono a cogliere una continuità con le decorazioni classiche e tardo antiche. I modelli iconografici adottati, la struttura geometrica compositiva, i materiali e le scarse affinità stilistiche con i mosaici pavimentali pugliesi dell’undicesimo secolo, il più antico dei quali databile con certezza è quello di Otranto, fanno supporre, per i mosaici termolesi, una datazione più vicina alla tradizione paleocristiana e altomedioevale, contro le ipotesi più accreditate dalla critica ufficiale, che li farebbe risalire ad un periodo che va dall’ undicesimo al dodicesimo secolo.  Anche la struttura geometrica compositiva, soprattutto della parte non figurata, ripropone soluzioni riconducibili al repertorio classico e tardoantico, che vanno dalla necessità di organizzare lo spazio musivo in riquadri geometrici con al centro elementi figurati (emblema) all’uso di motivi geometrici come quello a cassettoni, a clessidra o ad onda. L’analisi della tecnica esecutiva confermerebbe questa ipotesi, l’opus tessellatum con pochi inserti di sectile, rappresenta infatti una tecnica di transizione, da quella classica esclusivamente in tassellato a quella medioevale quasi completamente in sectile. I materiali utilizzati, inserti di cotto e ciottoli di fiume, sono presenti in territorio pugliese, ma in mosaici la cui esecuzione copre un arco cronologico che va dal IV al VI secolo, come si può rilevare nei mosaici di Canosa e Canne, nella cattedrale di Bitonto e nella chiesa del Buon Consiglio a Bari.

Nicola Di Pietrantonio

IL presente testo rappresenta una sintesi tratta dal: 

“Il Bestiario medioevale nei mosaici pavimentali della Cattedrale di  Termoli”, Nicola Di Pietrantonio, Cosmo Iannone Editore, Isernia 2009.

QR Code realizzato a cura del Lions Club Termoli Termoli Host.

 

Ringraziamenti

Questo lavoro non avrebbe visto la luce senza la disponibilità, la generosità e l’entusiasmo dei Professori Luigi Marino e Nicola Di Pietrantonio. Entrambi con enorme passione e competenza hanno guidato il nostro lavoro e quello dei ragazzi. Si devono a Nicola Di Pietrantonio e ai suoi preziosi studi sui mosaici della Cattedrale di Termoli i contenuti di questa guida.

 Il progetto della teca di protezione ci è stato donato dall’Arch. Luigi Marino. La sua messa in opera ci è stata donata dalla Ditta Costanzo Rossi di Portocannone. Grazie per la vostra amicizia.

Grazie a sua Eccellenza il Vescovo di Termoli Larino Monsignor Gianfranco De Luca per averci consentito con benevolenza e disponibilità di procedere a questo intervento e a Don Gabriele Mascilongo di averne seguito con estrema cortesia ed attenzione lo svolgimento.

Grazie alla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio del Molise per le necessarie autorizzazioni ed in special modo alla Dottoressa Ilaria Spada per l’accuratezza gentile del suo sopralluogo.

Grazie ai ragazzi del Liceo Artistico Jacovitti di Termoli, splendidi, curiosi e attenti che con diligenza, serietà e coinvolgimento si sono immersi in questa avventura.

Grazie ai Soci del Lions Club Termoli Host e ai Presidenti che si sono succeduti in questi anni per aver tenuto fede con impegno ed entusiasmo all’esecuzione di questo complesso e delicato progetto.

Grazie al nostro Segretario Alessandro Buccino che, come accade per ogni nostro service, fin dall’inizio ne ha seguito ogni passo.

 

Ester Tanasso

Past President 2017/2018 Lions Club Termoli Host

 

 

 

 

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